6 giu 2014

Max Roach



Tra i più grandi batteristi in assoluto. Nel video soprastante, col suo quintetto* comprendente la cantante Abby Lincoln. Il brano è il "Triptyc" ("Prayer / Protest / Peace") (1964).

 *) Abbey Lincoln (la moglie di Max) - Vocals
     Clifford Jordan - Tenor Saxophone
     Coleridge Perkinson - Piano
     Eddie Khan - Bass
     Max Roach - Drums

Pioniere del bebop e idolo di molti batteristi, Max Roach nacque nel 1924 a New Land, North Carolina. Crebbe a Brooklyn, dove imparò anche a suonare il piano (ma già a 10 anni passò alla batteria), e frequentò la Manhattan School of Music. Lavorò con Coleman Hawkins, Dizzie Gillespie, Stan Getz, Charlie Parker, Clifford Brown. Fu anche un compositore e docente di Musica all'Università del Massachusetts.
Percussionista virtuoso (suonavaa  velocità trepitosa), i suoi 'soli' e accompagnamenti arricchiscono numerosi dischi che vengono considerati pietre miliari del jazz, e del bebop in particolare.
Nel 1952 aiutò Charlie Mingus a fondare la Debut Records.

 La prima tappa "storica" della sua vita risale al 1942, quando, in quel di Harlem, suonò con Charlie Parker, contribuendo dunque alla nascita del bebop (secondo soltanto a un altro celebre batterista: Kenny Clarke, che era però di dieci anni più anziano di lui). Max Roach e Charlie Parker scesero poi verso Manhattan Midtown, esibendosi nei club della 52sima strada. Lì Roach poté collaborare con un altro grande innovatore del jazz: il trombettista Dizzie Gillepsie. E, nelle registrazioni delle sessions Birth of the Cool (1949-50) di Miles Davis, è ancora la sua batteria a scandire il ritmo.
Fondò la sua prima band nel 1954, insieme al giovane virtuoso della tromba Clifford Brown. Il quintetto si specializzò in hard bop, una forma ancora più "muscolare" di bebop. Ma appena due anni dopo, un terribile incidente automobilistico mise fine ai loro successi, gettando Max Roach in un terribile sconforto. Nell'incidente morirono Brown, il pianista Richie Powell e la moglie di questi.
Roach si diede all'alcool. A farlo uscire dal tunnel furono gli altri due membri superstiti del gruppo, il sassofonista Sonny Rollins e il bassista George Morrow, che lo convinsero a riprendere pian piano a suonare. Il nuovo Max Roach's Quartet era formato da loro tre e da un sideman che cambiava di volta in volta.
Nel 1960, insieme al contrabassista Charlie Mingus (che otto anni prima aveva fondato la Debut, una delle prime etichette discografiche completamente controllate da musicisti), Max Roach organizzò a Newport (Rhode Island) un cosiddetto "festival ribelle", in concorrenza con il Newport Jazz Festival che era accusato di  trattare in modo indegno gli artisti. Nello stesso anno, lavorando insieme al paroliere e cantante Oscar Brown Jr., Roach registrò l'album We Insist! Freedom Now Suite, dedicato alla lotta per i diritti dei negri negli Stati Uniti d'America e in Africa. L'altra voce prominente cantante era quella di Abbey Lincoln, già frequente collaboratrice di Roach. (Dal 1962 al 1970, Abbey e Max furono anche marito e moglie.) 

 We Insist! ebbe una certa risonanza di pubblico, ma non piacque alla critica. Sordo a tutte le voci negative, Max Roach ci tenne ad affermare (in un'intervista a Down Beat): "Non suonerò più nulla che non sia inerente con le più importanti questioni sociali. Noi jazzisti afro-americani abbiamo dimostrato di essere senza ombra di dubbio i musicisti migliori. Ora dobbiamo usare questo nostro talento per raccontare il dramma della nostra gente e tutte le sofferenze che abbiamo patito". 

 Era evidente che voleva rompere con gli schemi: tra gli anni Settanta e Novanta arrivò a guidare un "doppio quartetto" (chiamato appunto Double Quartet), consistente nel suo gruppo - tromba, sax, basso e drums - insolitamente accompagnato da una sezione di archi (l'Uptown String Quartet, fondato da sua figlia Maxine, suonatrice di viola) e formò anche un'ensemble costituita da soli percussionisti (il M’Boom); duettò con il pianista Cecil Taylor e con un sassofonista altrettanto avanguardistico come Anthony Braxton. Si esibì senza accompagnamento (sul palco, soltanto lui e la sua batteria), scrisse musica per lavori teatrali di Sam Shepard e per balletti di Alvin Ailey e collaborò con video artists, cori gospel e giovani hip hoppers. In un'intervista del 1990 rilasciata al New Yorker Times spiegò il suo punto di vista con queste parole: "Non si può scrivere lo stesso libro due volte".
Fino al 2000 andò in tour con il suo quartetto, e anche in seguito proseguì a comporre instancabilmente. Ancora nel 2002 scrisse ed eseguì la colonna sonora di How to Draw a Bunny, un documentario sul pioniere della pop art Ray Johnson.
Max Roach morì nel 2007 lasciando cinque figli (Maxine, Ayo, Dara, Raoul e Darryl), quasi tutti musicalmente attivi.




Max Roach: Drums Unlimited (full album)

1. The Drum Also Waltzes (Max Roach)
2. Nommo (Jymie Merritt)
3. Drums Unlimited (Max Roach) 
4. St. Louis Blues (W.C. Handy) [with Roland Alexander on soprano]
5. For Big Sid (Max Roach)
6."In The Red (A Xmas Carol)" (Max Roach)

Max Roach - Drums
James Spaulding - Alto Sax
Freddie Hubbard - Trumpet
Ronnie Matthews - Piano
Jymie Merrett - Bass

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